Ormai sentiamo e leggiamo questo termine ogni giorno: in televisione, in radio, sui giornali, ovviamente sul web senza sapere bene di che cosa si tratta. Il termine cloud è inglese e letteralmente si traduce come nuvola.
Analizzeremo la differenza tra il cloud pubblico, il cloud privato e il cloud ibrido, le tre tipologie attualmente più utilizzate senza entrare a fondo in tecnicismi e con l’aiuto di una infografica.
Cos’è il cloud: le principali tipologie
Le prime strutture informatiche assimilabili al concetto di cloud sono nate già negli anni Cinquanta, ma solo a cavallo tra gli anni novanta e il primo decennio del duemila questo termine ha cominciato ad assumere i contorni che ha oggi.
Su Wikipedia il cloud viene definito come segue: “In informatica con il termine inglese cloud computing (in italiano nuvola informatica) si indica un paradigma di erogazione di risorse informatiche, come l’archiviazione, l’elaborazione o la trasmissione di dati, caratterizzato dalla disponibilità on demand attraverso Internet a partire da un insieme di risorse preesistenti e configurabili”.
In sostanza parliamo quindi di risorse disponibili ed utilizzabili su richiesta a differenza delle risorse fisiche che abbiamo a disposizione sempre con il nostro computer aziendale o di casa.
Il cloud ha due declinazioni: si parla di cloud storage o di cloud computing. Analizziamo le caratteristiche delle due tipologie.
Cloud storage
Il cloud storage è una spazio virtuale condiviso, all’interno del quale vengono immagazzinati i dati degli utenti. Se un tempo l’unico modo che avevamo per portare con noi uno o più file era quello di salvarlo su un dispositivo fisico, ad esempio una penna USB, un hard disk esterno, o un CD scrivibile, con il tempo si è fatta sempre più sentire la necessità di poter accedere ai propri dati in qualunque luogo, usando qualunque dispositivo. Questa esigenza si è definita soprattutto con l’avvento dei device mobili, come smartphone e tablet.
Il cloud storage fornisce uno spazio virtuale all’interno del quale ogni utente può salvare i suoi file, proprio come farebbe nella memoria del computer di casa, per poi accedervi usando un qualunque dispositivo purché sia connesso alla rete internet.
Cloud computing
Il cloud computing è un ulteriore passo avanti: all’interno dei server virtuali del cloud in cui vengono memorizzati i dati degli utenti, vengono collocate anche tutte le risorse hardware e software che possono servire ad un utilizzatore finale.
Se il computer che possiedi non ha abbastanza memoria fisica da far girare un certo programma, o non ha le prestazioni sufficienti, puoi fruirne semplicemente accedendo ad un servizio di cloud computing, usando ancora una volta la connessione internet, e puoi dunque usare un programma pur non avendolo fisicamente installato sul tuo terminale.
Il cloud nel quotidiano
Gli esempi più immediati che si possono fornire per spiegare meglio cosa sono i servizi cloud riguardano, ad esempio, i server della posta elettronica: le mail inviate e ricevute, i file che vengono allegati, vengono immagazzinati in server virtuali, in cloud appunto.
Oppure pensiamo al servizio di Google Docs, che consente non solo di condividere documenti con altri utenti connessi, ma anche di modificarli direttamente tramite programmi di elaborazione e di calcolo che non sono residenti nei nostri computer ma sono, anche in questo caso, proprio nel cloud.
Sono solo alcuni degli esempi più semplici e banali per consentirti di capire cosa stiamo descrivendo e soprattutto del motivo per cui oggi si parla tanto di cloud.
Analizzati i concetti base, si può comprendere facilmente l’innovazione che il cloud ha introdotto tanto nella vita dei privati che in quella delle aziende.
Chiunque possieda uno smartphone ha anche a disposizione un servizio di cloud sul quale immagazzina le foto scattate o la sua musica preferita, senza intasare la memoria del telefono.
Per un’azienda il cloud è ancora più importante, perché permette di contenere i costi delle infrastrutture informatiche potendo ugualmente fruire di una gamma completa di servizi on line.
La svolta è soprattutto per le piccole e medie imprese che magari in passato non potevano permettersi di investire in sistemi informatici anche per la richiesta di personale esperto nella gestione dell’infrastruttura hardware. Oggi invece possono competere anche con le realtà più grandi grazie al cloud.
Cloud per aziende
Scendendo più nel dettaglio, ecco come funziona il cloud computing per le aziende. Il servizio è a pagamento: esistono anche spazi gratuiti ma la mole di dati che possono essere immagazzinati al loro interno non è tale da poter far fronte alle necessità di una realtà imprenditoriale.
Cloud pubblico
Si può optare per il cloud pubblico. Questo significa che ci si rivolge ad un fornitore di servizi che gestirà completamente i server su cui verranno memorizzati i dati dell’azienda e su cui gireranno le macchine virtuali utili a svolgere determinate operazioni.
Il vantaggio di questa opzione sta nel fatto che si paga a consumo, ovvero si pagano le risorse utilizzate per il tempo necessario. Ad esempio solo lo spazio che si utilizza effettivamente senza doversi preoccupare di niente, né di manutenzione, né di gestione ordinaria.
Il servizio è quindi scalabile, vale a dire che può essere modellato a seconda delle esigenze del momento. L’unico neo che presenta riguarda la privacy dei dati. Anche se oggi chi si occupa di fornire servizi di cloud garantisce la massima tutela dei dati, è pur vero che file e documenti vengono conservati in uno spazio esterno all’azienda.
Cloud privato
La seconda opzione è quella del cloud privato che di solito viene adottata dalle realtà più grandi che desiderano avere un maggior grado di tutela dei propri dati interni.
In questo caso, il server virtuale che gestisce il cloud non è esterno all’azienda ma interno; i costi dunque sono fissi e anche superiori rispetto al cloud pubblico.
C’è la necessità di gestire tutto internamente con tecnici specializzati e dedicati alla manutenzione e all’amministrazione delle macchine. Inoltre è determinante scegliere sia dei server adeguati sia il sistema di virtualizzazione.
Cloud ibrido
La terza possibilità è una soluzione ibrida che unisce lo spazio privato insieme alla fruizione del cloud pubblico. I costi sono variabili, perché c’è una base fissa generata dalla componente privata e un’altra che cambia a seconda dell’utilizzo che si fa del cloud pubblico.
Il cloud ibrido è il sistema più difficile da gestire ma allo stesso tempo più versatile perché offre molte possibilità in più.
Migrazione nel cloud
L’uso del cloud nelle realtà commerciali ha faticato ad entrare in un primo momento, ma piano piano se ne stanno comprendendo gli innegabili vantaggi. Avere i dati salvati nel cloud significa mettersi al riparo dal pericolo di perderli.
I server che gestiscono tale servizio infatti sono ridondanti, ovvero replicano la stessa mole di dati più volte, in modo che in caso di guasti, virus o attacchi di hacker, sia sempre e comunque possibile recuperarli.
Il momento più delicato, nel momento in cui un’azienda decide di adottare un servizio di cloud computing, riguarda la cosiddetta migrazione, ovvero il trasferimento fisico dei dati sulla piattaforma virtuale prescelta. L’operazione preliminare da fare con molta cura è la scelta dell’hosting provider a cui affidarsi, che non solo deve garantire la massima tutela dei dati ma deve anche essere solido e affidabile.
Uso del cloud nel mondo
Negli ultimi anni sono molti gli stati che hanno visto una netta crescita di questo settore, sia nel numero dei fornitori sia delle aziende che hanno deciso di adottare il cloud come sistema di organizzazione dati.
Nel 2013 il mercato globale relativo al cloud ha movimentato ben 131 miliardi di dollari. Il Paese che maggiormente ha incrementato le strategie relative all’utilizzo del cloud è il Giappone, a seguire l’Australi e gli Stati Uniti mentre l’Italia si trova al decimo posto (fonte: vedi infografica).
Bisogna però rilevare che sussistono ancora delle riserve. I motivi che maggiormente rendono le aziende restie ad adottare questo servizio sono i costi, la sicurezza e la privacy: il timore che i propri dati non siano davvero sicuri in uno spazio che viene percepito come non ben definito ed aleatorio. In molti semplicemente non riescono a capire cosa sia il cloud e lo ritengono una tecnologia troppo complicata e futuristica.
Il cloud in infografica
L’infografica che ha inspirato questo post, realizzata da iweb, mostra proprio la differenza tra le tipologie di cloud che abbiamo appena analizzato: pubblico, privato e ibrido.
Descrive anche i fattori principali che vengono presi in considerazione prima di adottare una soluzione cloud e che possiamo riassumere nei seguenti punti:
- Scalabilità delle risorse;
- Risparmio sui costi dell’infrastruttura;
- Organizzazione nel tempo dell’investimento hardware e software;
- Miglioramento delle performance;
- Sicurezza dei dati e gestione della privacy;
- Accesso da remoto dei dati e dei servizi.
Vediamo quindi la differenza tra le tre soluzioni:
Cloud per aziende: conclusione
La diffusione del cloud è una netta svolta verso un mondo diverso, sempre più interconnesso e agile nella gestione della realtà virtuale.
La direzione presa conduce verso una totale volatilità delle informazioni che in tal modo diventeranno sempre fruibili da qualunque luogo.
Ci vorrà ancora un po’ di tempo e soprattutto con il miglioramento della sicurezza e la garanzia della privacy, il cloud rappresenterà un sicuro investimento e permetterà alle aziende di risparmiare tempo e denaro.
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