I siti con una quantità considerevole di traffico possono essere alloggiati meglio qualora vengano posti su un server scalabile, ben configurato e con un opportuno meccanismo di cache: la scelta del piano di hosting, in questi casi, potrebbe ricadere su un VPS, oppure su un piano dedicato.
Preferire l’uno all’altro è, il più delle volte, questione di dettagli spesso impercettibili, mentre per molti versi le due tipologie di hosting coincidono per buona parte. Di sicuro dedicati e server virtuali privati permettono di far funzionare i portali più grossi, offrendo maggiori possibilità di configurazione soprattutto ai programmatori e sistemisti più esperti.
Cosa permettono di fare rispetto agli hosting condivisi tradizionali?
Un server (o hosting) dedicato non è altro che una macchina, solitamente con sistema operativo Linux o Windows, predisposta ad essere configurata per contenere siti web, ovvero nel caso più semplice Apache + MySQL + linguaggio PHP.
Un server privato virtuale (VPS) non è altro che una via di mezzo tra un hosting condiviso ed un dedicato, con la differenza fondamentale che CPU, RAM e spazio su disco sono implementati con il meccanismo della virtualizzazione, ovvero una politica di allocazione delle risorse che permette agli utenti di sfruttare al meglio le risorse hardware disponibili.
Nella configurazione dedicata, in particolare, queste risorse sono tipicamente corrispondenti con l’hardware, mentre nei VPS si tratta semplicemente di un’”illusione”, consentita per l’appunto dalla configurazione del sistema. All’atto pratico, inoltre, le differenze si notano più mediante appositi benchmark che “ad occhio nudo”.
Cosa cambia tra dedicato e VPS?
Quando parliamo di risorse, in questo ambito, facciamo riferimento a tutto quello che viene “consumato” dalla macchina (il server) che ospita il sito, come ad esempio CPU (per eseguire le operazioni richieste, che di solito avvengono da più client contemporaneamente), RAM (per velocizzare le operazioni in memoria: ad esempio WordPress occupa tipicamente blocchi di memoria di 50/60 MB alla volta), Hard Disk (specialmente se hostiamo molte foto, video ed altri formati ingombranti).
A differenza dei condivisi – sui quali è frequente una sovra-allocazione (con conseguente rallentamento) della macchina – il VPS permette di gestire in maniera equa e prestabilita le risorse, così come il dedicato – di solito – è una macchina riservata ad un singolo sito web, con eventuali sottodomini e servizi aggiuntivi.
In quest’ultimo caso le risorse a disposizione del sito sono molto più corpose e tale configurazione risulta essere utile nel caso in cui il sito debba fronteggiare un numero di visitatori molto grande, oppure richieda particolari tipi di configurazioni (ad esempio piattaforme di streaming audio/video per il web, alla Youtube).
Quando scegliere un hosting dedicato?
In termini immobiliari, giusto per fare un esempio, se un condiviso è come la stanza economica di un dormitorio in cui condividiamo gli spazi con altri estranei, un VPS è un appartamento a nostra disposizione a medio prezzo, mentre un dedicato è come una villa tutta nostra.
In questi termini bisogna fare molta attenzione all’aspetto legato alla gestione ed alla sicurezza: una stanza in affitto non richiede manuntenzione, ma può avere risvolti negativi per la privacy, ad esempio, mentre una villa ci fa vivere sul web più tranquilli ma anche con maggiori preoccupazioni (potremmo necessitare di appositi anti-malware, firewall e quant’altro).
Per quanto riguarda i server privati virtuali non è possibile superare i limiti di allocazione pre-impostati, a meno che il provider non lo permetta (cosa che solitamente va sotto l’ulteriore denominazione di hosting cloud): tutto questo avviene a livello virtuale e mediante interfacce manipolabili dal cliente.
Sui dedicati, invece l’espansione delle risorse hardware coincide con l’aumento materiale della RAM (ed apposito montaggio).
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