Vuoi diventare un Web Designer freelance ma non sai come fare? Temi che i costi della Partita Iva possano risucchiarti? Facciamo un po’ di chiarezza: la situazione è più semplice di quel che credi.
Prestazione Occasionale VS Partita Iva: quale scegliere?
La prima domanda che devi porti è se nel tuo caso è conveniente aprire la Partita Iva o se è più opportuno optare per la prestazione occasionale.
La prestazione occasionale
Se sei o vuoi diventare un Web Designer Professionista – ma questo vale in generale per tutti i liberi professionisti – e vorresti optare per la prestazione occasionale devi tenere in considerazione questo.
Ci sono due requisiti che devi possedere per scegliere il contratto in questione:
- non devi superare il tetto massimo di reddito annuo pari a 5.000,00€;
- non devi svolgere la professione con abitualità e continuità.
Quando la Partita IVA è obbligatoria?
La Partita Iva è obbligatoria se nell’anno superi il tetto massimo dei 5.000,00€ previsti dal contratto di prestazione occasionale e se svolgi il lavoro di Web Design con continuità e regolarità.
Ma come fare per aprire una Partita Iva? E quanto costa?
Vediamolo insieme.
Come aprire la partita IVA per Web Designer
Se vuoi aprire la Partita Iva per regolamentare la tua attività di Web Designer hai due possibilità: recarti da un commercialista oppure fare da te. In quest’ultimo caso puoi facilmente compilare online il modello AA9/12 sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Quel che è fondamentale in questa fase è scegliere il corretto codice Ateco previsto per i Web Designer e il regime fiscale della tua attività.
Per quel che riguarda il codice Ateco, l’attività di Web Designer è associata al codice 74.10.21, che indica l’attività dei disegnatori grafici di pagine web.
Quanto al regime fiscale puoi scegliere tra regime dei minimi, regime forfettario e regime ordinario. Più giù ti spieghiamo la differenza tra i due.
Quanto costa la Partita IVA?
Aprire una Partita Iva costa zero per i liberi professionisti. Nel caso in cui, invece, volessi avviare un’impresa, una ditta o una società, dovrai sostenere alcuni costi per la registrazione alla Camera di Commercio e al Registro delle Imprese.
In entrambi i casi, però, devi considerare i costi di mantenimento della Partita Iva, che dipendono dal regime fiscale in cui rientri e che può essere dei minimi, forfettario oppure ordinario.
Il principio fondante è che il pagamento della tasse dipende direttamente dal tuo fatturato. In sintesi, più guadagni e più paghi.
Il regime dei minimi per chi ancora ne fa parte
Il regime dei minimi è un regime fiscale agevolato che poteva essere richiesto dai residenti in Italia che non avevano compiuto i 35 anni d’età e in cui oggi vi rientrano ancora i Web Designer già in possesso di Partita Iva e che continuano a rispettarne i requisiti.
Tra questi, oltre all’età, è necessario che l’attività non superi i 30,000€ annui di ricavi e i 15.000,00€ annui di spese in beni strumentali.
Il regime dei minimi ti assicura un vantaggio importante: l’Irpef secca al 20%.
E cosa accade se nell’anno in corso la tua attività di Web Designer decolla e super il tetto dei 30.000,00€ annui?
In questo caso possono verificarsi due possibilità:
- se superi il tetto di meno del 50%, ovvero fino a 45.000,00€ di fatturato, perdi l’agevolazione per l’anno successivo;
- se superi il tetto di oltre il 50%, ovvero fatturi più di 45.000,00€ euro, il regime agevolato cessa nell’anno in corso, entri nel regime ordinario e ci resti per almeno 3 anni di attività.
Il regime forfettario
Il regime forfettario è un regime fiscale riservato ai professionisti residenti in Italia e presenta agevolazioni e requisiti. Se:
- la tua attività di Web Designer non supera il tetto massimo dei 65.000,00€ all’anno;
- le spese per il lavoro accessorio, per i dipendenti, i collaboratori e gli utili erogati agli associati ammontano massimo a 000,00€ lordi all’anno, puoi optare per il regime forfettario.
Tre le principali agevolazioni del regime forfettario per Web Designer.
La prima è che sei esentato dal pagamento dell’Iva, il che ti permette di avere un vantaggio concorrenziale poiché potrai applicare un costo ridotto al cliente finale. Inoltre, l’esenzione dal pagamento dell’Iva comporta meno impegno da parte del commercialista e, quindi, un costo inferiore per la sua parcella.
Il secondo vantaggio riguarda l’esenzione dalla fatturazione elettronica.
Il terzo, fondamentale, è la tassazione applicata. Il regime forfettario non prevede alcuna deducibilità delle spese sostenute e per questo è regolamentato da un’aliquota fissa al 5 % per i primi 5 anni e al 15 % dopo i 5 anni sul reddito imponibile.
Come si calcola il reddito imponibile? Applicando un coefficiente di redditività che è pari al 78% del reddito complessivo dell’anno solare.
Il regime ordinario
Se per avviare la tua attività di Web Designer hai aperto una ditta individuale, allora il regime ordinario sarà obbligatorio solo nel caso in cui i tuoi ricavi siano superiori a 400.000,00€ all’anno per la prestazione di servizi.
Negli altri casi tale limite è pari a 700.000,00 € e, comunque, il regime ordinario è obbligatorio per le società di capitali.
Nel regime ordinario la tassazione è determinata in maniera progressiva e si basa sulle aliquote IRPEF previste per quell’anno fiscale.
Questi gli scaglioni previsti:
- 23% per i redditi fino a 15.000,00€;
- 27% per la fascia di reddito tra i 15.001,00€ e i 28.000,00€;
- 38% per redditi compresi tra i 28.001,00€ e i 55.000,00€;
- 41% per la fascia di reddito che va da 55.001,00€ e i 75.000,00€;
- 43% per redditi superiori ai 75.000,00€.
I contribuenti del regime ordinario, inoltre, hanno altri obblighi:
- Registri Iva;
- Registro dei beni ammortizzabili:
- Registro incassi/pagamenti entro 60 giorni dall’incasso realizzato e dei pagamenti effettuati;
- Libro Unico del Lavoro, nel caso in cui la società disponga di dipendenti.
Partita Iva per Web Designer: i contributi previdenziali
Non vi è un ordine previdenziale o una cassa privata per i Web Designer. Questo vuol dire che dovrai versare i tuoi contributi alla Gestione Separata dell’Inps.
I contributi sono calcolati in relazione all’ammontare complessivo del reddito, per una somma pari al 25,72%.
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